L’intelligenza artificiale come evoluzione in tutti gli ambiti: già è diventata nostra compagna di vita e spesso se ne abusa, ma sicuramente rappresenta il presente e il futuro di tutti gli sport. Nel tennis è già stata sperimentata con successo, tanto che dal 2025 i giudici di linea verranno pensionati e sostituiti proprio dalla tecnologia. È l’evoluzione, la stessa che vediamo anche nel calcio con il fuorigioco semiautomatico. E, malgrado faccia ancora discutere, non se ne può più fare a meno. Lo sa bene anche il mondo del padel, che sta cominciando a pensare all’intelligenza artificiale come una delle strade da percorrere per il futuro.
Lo dimostra la nascita di Padmi, l’applicazione rivolta agli amatori e a coloro che si avvicinano al padel per pura passione, senza il talento e i mezzi dei professionisti. Con questa tipologia di intelligenza artificiale ogni giocatore potrà raccogliere le sue statistiche, monitorare i propri highlights, capire cosa non funziona (e cosa sì) nell’intesa con il proprio compagno, affinare la propria tecnica e l’esecuzione dei colpi, provando ad avvicinarsi agli idoli e ai campioni che tutti amiamo. “Tutti possono giocare a padel”, dice sempre Gustavo Spector, ex ct della nazionale italiana nonché uno dei guru della disciplina nel nostro paese. Ma giocare veramente a padel, comprendendone la tattica (che pesa per il 70-80% del gioco) è ben altra cosa.
È chiaro che per un giocatore amatore, di qualsiasi livello, comprendere gli errori di posizionamento e di impugnatura della racchetta diventa fondamentale. Con l’intelligenza artificiale ovviamente non si raggiungono gli stessi risultati che si possono ottenere tramite una serie di lezioni, ma ci si può vedere da fuori e capire cosa e come si sbaglia, alzando il livello e anche l’intensità delle proprie prestazioni. Le statistiche che emergono da una singola partita possono aiutare a capire quali sono i punti deboli sui quali lavorare. Così il padelista medio, l’appassionato che gioca con gli amici per passare una serata in compagnia senza grandi velleità agonistiche, potrà provare a sentirsi Lebron o Tapia, anche per un solo colpo.
E cosa può fare l’intelligenza artificiale nel professionismo? Probabilmente non migliorerebbe il gioco dei pro, ma offrire un’ulteriore lettura, nuovi dati statistici e un occhio ancora più analitico. Nel tennis, tramite l’intelligenza artificiale, i giocatori riescono ad allenarsi venendo seguiti a distanza dai coach. Nel padel, vista l’interazione continua che avviene nella coppia di giocatori, questo sembra molto più complicato. Ma sicuramente l’intelligenza artificiale può diventare parte dello spettacolo: prima, durante e dopo i match. E magari si potrà vedere un salto di Galan come mai si è visto prima…